Le origini del Panificio Bedin risalgono alla prima metà del ‘900, anche se l’arte di fare il pane è un’usanza di famiglia tramandata da padre in figlio da almeno 250 anni.
Il presente ha i nomi e i volti dei fratelli Andrea, Stefano e Alessia, che hanno seguito le orme di papà Francesco e ancora oggi portano avanti l’attività dell’ultimo “casolin” rimasto a Vo’ di Brendola.
Passione, dedizione e creatività sono le parole che descrivono al meglio gli artigiani del panificio Bedin, ricchi di pazienza, amore ed esperienza. Perché solo così si fanno le cose buone.
Ma pur mantenendo intatte da decenni le ricette tradizionali, le sapienti mani dei nostri mastri fornai oggi utilizzato le ultimissime tecnologie di produzione, per creare prodotti buoni davvero. Per qualità, gusto e digeribilità.
Per capire meglio Vò e la sua gente, siamo andati a trovare una persona che conosce molto bene i suoi compaesani, un artigiano che che svolge un’attività vecchia come il mondo, fra le più preziose in assoluto per la vita della comunità: l’arte della panificazione. E l’aggettivo non è affatto usato a sproposito, visto che in un mestiere come questo ancor oggi l’abilità umana conta tantissimo. Ce lo conferma il sorriso sornione di Francesco Bedin che con l’aiuto della moglie Pia, dei figli e dei nipoti gestisce l’ultimo panificio e negozio di alimentari rimasto a Vò: “tutto ciò che io so mi è stato insegnato da mio padre che a sua volta l’aveva imparato da mio nonno. È una tradizione che dura da quasi 250 anni. Un tempo in paese i fornai erano addirittura quattro, come anche i negozi di alimentari. Ma l’avvento dei grandi supermercati e dei centri commerciali ha costretto quasi tutti a chiudere.”
Quasi tutti, visto che i Bedin non solo intendono continuare a rimanere aperti ma anzi hanno deciso da tempo di ingrandirsi costruendo un forno più grande.
“La nostra clientela si è allargata molto e di conseguenza la mole di lavoro è aumentata. Ma per raggiungere tali risultati abbiamo dovuto lavorare assai duramente: il nostro è un mestiere particolare che ci costringe a lavorare di notte, talvolta anche con la febbre; non ci sono nè ferie nè fine settimana, il pane si mangia ogni giorno. Ogni tanto vien voglia di mollare tutto, ma è solo questione di un momento. Il nostro non è un semplice negozio, è molto di più: rappresenta un punto di riferimento, un luogo dove scambiarsi confidenze su persone e fatti che riguardano il paese. Ci si informa sulle condizioni di salute di qualche ammalato o su un’imminente matrimonio o ancora sulla nascita di un bambino.”
Soprattutto il sabato mattina una sosta al panificio è quasi obbligatoria e se c’è da aspettare nessun problema: più si aspetta e maggiore è il tempo a disposizione per aggiornarsi sulle novità. Che non sono mai poche.
intervista a Francesco Bedin dell’omonimo panificio